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Storia e Attualità

Al lavoro di Nazareno Strampelli, a partire dagli anni novanta, è stato finalmente riconosciuto il merito, anche in ambito internazionale, di aver realizzato la "Prima rivoluzione verde" e posto le basi per la seconda, quella che fruttò il premio Nobel a Norman Borlaug. Aver precorso i tempi grazie all’idea di ridurre la taglia dei frumenti e di precocizzarne il ciclo, utilizzando i due geni del nanismo del grano Rht8 e dell'insensibilità al fotoperiodo Pdp-D1, è oramai universalmente attribuito agli incroci realizzati da Strampelli con la varietà giapponese "Akagomugi", portatrice di entrambi i geni. Già negli anni settanta alcuni studiosi consideravano il lavoro di breeding di Strampelli come eccezionale, tuttavia la consacrazione è degli anni novanta, in particolare il genetista inglese Anthony John Worland, in un articolo scientifico pubblicato nel 1999 sul Journal of Genetics and Breeding, scrive: «Il significato del lavoro di Borlaug e dei suoi colleghi al CIMMYT, nel miglioramento della produzione del frumento, è stato universalmente riconosciuto e considerato come “la” rivoluzione verde nel miglioramento varietale del frumento.

Molta meno pubblicità è stata data al lavoro pionieristico dei genetisti del frumento operanti in Italia fra il 1910 e il 1950 che hanno prodotto tali progressi nel miglioramento varietale da poter essere considerati la "prima" rivoluzione verde. Il lavoro di Strampelli, Orlandi, Todaro e Venturoli, è stato alla base del miglioramento delle varietà italiane; ma in un secondo momento è stato certamente il presupposto per tutto il miglioramento genetico mondiale del frumento». Le cultivar prodotte da Strampelli si diffusero prima di tutto in Italia e furono largamente esportate a partire dal 1924 e fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, ma anche prima e dopo. In Russia sin dagli inizi del XX secolo, in Cina dalla fine degli anni trenta, dove favorirono la rivoluzione maoista, nell'ex Jugoslavia dal 1958, in Ungheria, Slovacchia, Bulgaria e Romania, in Australia nel 1926. In Sudamerica le varietà di Strampelli hanno avuto una fortissima influenza, anche a livello politico, particolarmente in Brasile, Argentina e Uruguay. Anche in Francia, Cile, Messico, Spagna e Portogallo se ne fece largo uso. Numerose sono le operazioni di miglioramento genetico effettuate in tutti i paesi utilizzando queste varietà. Tra le decine di varietà selezionate da Strampelli (77 rilasciate, ma centinaia fissate e mai sviluppate) la sua ultima creatura, il tipo n.45, ottenuto dall'incrocio fra il Balilla e il Villa Glori (incrocio eseguito nel 1929 e tipo n.45 scelto nel 1931) fu quella che, dall'immediato dopoguerra e per 35-40 anni ebbe la massima diffusione in Italia, arrivando ad occupare, nel 1964, una superficie di più di 1.444.000 ha.

La varietà in questione, denominata inizialmente «Bruno», prese, successivamente, la denominazione di «San Pastore», (dal nome del l’Azienda agraria reatina in cui furono costituite le varietà strampelliane). Si può probabilmente sostenere che la varietà San Pastore sia, tra quelle costituite da Strampelli, forse la più famosa e ancor oggi più nota in tutto il mondo. Nell'opuscolo “Agricoltura delle Venezie” pubblicato nel 1950, il suo allievo C. Maliani riporta: “Particolarmente fertile di buoni nuovi tipi si dimostrò l’incrocio fra il Balilla e il Villa Glori; ed appunto il tipo n.45, ottenuto nel 1931 fu quello che, lanciato con il nome di «Bruno», prese, successivamente, la denominazione di «San Pastore»” Come scrive C. Maliani in “Agricoltura delle Venezie”. «Questa varietà nasce quando il Maestro studia una tipologia di grano che fosse adatta alla Valle Padana e sono i risultati ottenuti nei campi sperimentali delle Stazioni di S.Angelo Lodigiano, di Badia Polesine e di Montagnana che concedono l’occasione di individuare nel Bruno un grano d’eccezione.

In particolare è nella primavera del 1940 che il Bruno dimostra di essere migliore rispetto al Damiano e al Villa Glori, infatti nell'inverno di quell'anno il clima è particolarmente rigido e nel periodo della maturazione del grano vi è un forte attacco di ruggine. Durante i sopralluoghi Nazareno Strampelli nota che, mentre le varietà Damiano e Villa Glori sono oltremodo danneggiate, la varietà San Pastore appare resistere ai danni del freddo e della ruggine». Il Bruno – San Pastore riesce inoltre a superare il problema dell’allettamento. Grazie al lavoro di miglioramento genetico, infatti, Strampelli riesce a ridurre la taglia della pianta di frumento dai 180-200 cm delle vecchie varietà ai 110-130 cm e ad aumentare l’elasticità del culmo e quindi la capacità di risollevarsi in seguito alle forti ondate di vento.
strampelli
Purtroppo, però, Strampelli, morto a Roma il 23 gennaio 1942, non riuscì a vedere la diffusione del suo ultimogenito, infatti la vera distribuzione del Bruno - San Pastore inizia ufficialmente nel 1943. È l’allievo di Strampelli C. Maliani che, per seguire la volontà del suo Maestro, decide di distribuire il seme disponibile nelle aziende della Valle Padana. In particolare assegna seme q.li. 60 all’Azienda Cav. Guido Goffrè e seme q.li. 200 all’Amm.ne Co. C. Spalletti Trivelli Trecenta. A causa di complicazioni determinate dalla Seconda Guerra Mondiale, la diffusione del Bruno - San Pastore inizia ufficialmente nel 1946. I primi risultati mostrano produzioni medie molto elevate e variabili tra i 54 e i 57 q per ettaro. Da estratti di dati dell'Archivio di Stato di Rieti, a titolo di esempio, nei quali si descrivono le varietà di frumento coltivate nella provincia di Rovigo nell’annata agraria 1945/1946, il San Pastore è una delle varietà maggiormente presenti, e viene descritta come caratterizzata da un ottimo grado di accestimento, una buona resistenza alle ruggini, ottima resistenza all’allettamento e un’ottima produzione di grano.

Il portamento della pianta è semieretto, la data di spigatura è di 33 giorni dal 1aprile. La spiga è oblunga, semi compatta, caratterizzata da un colore rosso pallido, ogni spiga è costituita da 19 spighette, il numero collettivo dei semi per spiga è 57. La forma del seme è ovoidale, di colore rosso intenso, il peso di 1000 semi è di 39g. Il San Pastore ha una capacità medio-elevata di resistere ai danni provocati dal freddo, è tollerante all’allettamento durante la spigatura, mentre molto sensibile durante la maturazione, il suo grado di allettamento è 5,2 (scala 0-9). È una varietà di grano medio-tollerante alla ruggine bruna. Questo tipo di ruggine è la più comune ma anche la meno pericolosa tra le tre ruggini del frumento (bruna, gialla, nera). La varietà è tuttora iscritta al Registro Nazionale delle Varietà (RNV) ed è stata costantemente mantenuta in purezza prima dall'Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura (fondato nel 1919 grazie a Strampelli), poi dal suo erede Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura e, a partire dagli inizi degli anni '80 del secolo scorso, dalla Fondazione Morando Bolognini di Sant'Angelo Lodigiano.

Varietà diffusissima, come già detto, fino agli anni settanta, è poi stata gradualmente sostituita dalle varietà più recenti fino a scomparire quasi del tutto dalla fine degli anni ottanta. Certamente, però, è rimasta nella memoria collettiva italiana e non c'è quasi agricoltore che non ricordi che i suoi padri o i suoi nonni lo coltivavano. Rispetto alle varietà moderne alcune caratteristiche morfo-fisiologiche lo contraddistinguono decisamente, primo fra tutti il colore rosso della spiga e del culmo a maturità; la precocità è un altro tratto peculiare e distintivo del S.Pastore, è probabilmente la varietà di frumento tenero più precoce iscritta al RNV, questo consente una finestra di semina molto ampia, dalla classica metà di ottobre fino alla seconda metà del mese di febbraio; la taglia della pianta è sicuramente maggiore rispetto alle varietà odierne ed è più sensibile all'allettamento, tuttavia una corretta e oculata gestione delle concimazioni azotate (ottima quella organica, frazionamento in copertura e unità totali non superiori a 90 kg/ha) e della densità di semina, ridimensionano decisamente il problema.

Esperienze pluriennali nella pianura lodigiana hanno mostrato che quantità di seme di 85-90 kg/ha consentono di ottenere un ottimo controllo dell'allettamento, senza determinare riduzioni delle produzioni. Rese unitarie di 45-55 q/ha, in pianura e a seconda degli anni, sono assolutamente normali. E' una varietà molto rustica e di grande adattabilità alle diverse condizioni pedoclimatiche, molto resistente al freddo e, nonostante l'età, mantiene una buona tolleranza alle fitopatie. Dal punto di vista qualitativo, rispetto alle varietà recenti, S.Pastore possiede un glutine molto più debole, quindi più facilmente digeribile e vi sono inoltre alcune preliminari evidenze scientifiche sulla sua ricchezza in composti a valenza nutrizionale e salutistica. Il contenuto proteico è molto buono e presenta un elevato contenuto di acidi grassi insaturi. Nei suoi anni di massimo fulgore era impiegato per tutti gli usi ai quali è destinato il frumento tenero (pane, pasta fresca, prodotti da forno dolci e salati, etc), negli anni, con l'avvento di varietà con glutine più forte, è stato progressivamente declassato a grano biscottiero, ma con le giuste modalità di lavorazione degli impasti nella produzione del pane (fermentazione acida mediante impiego di lievito madre, biga) e della pasta (impiego di acqua minerale a bassa temperatura, trafile in bronzo ed essiccazione lenta e a bassa temperatura), si ottengono prodotti di elevatissima qualità organolettica.

La sua attitudine "biscottiera", inoltre, è indiscutibile e risaputa. Negli ultimi anni, in Italia ma anche all’estero, si fa un gran parlare dei cosiddetti grani “antichi”. In questo dibattito, S.Pastore si colloca di diritto tra le "varietà storiche", anzi, si può dire che sia il prototipo delle varietà storiche. Nessuna varietà, in Italia, ha mai raggiunto il suo livello di diffusione. Recentemente c'è stata una ripresa di interesse rispetto alla coltivazione del S.Pastore e si sono sviluppate delle filiere, monovarietali, a forte valenza territoriale, che potremmo chiamare sia "dal campo alla pasta" sia "dal campo al forno" o "dal campo al pane", per la produzione di prodotti artigianali, con grande riscontro da parte dei consumatori. Per venire incontro a questa rinnovata richiesta di seme, si è riattivata la produzione di seme certificato della varietà, cosicché oggi, per gli agricoltori, è possibile acquistare semente di S.Pastore, ufficialmente certificata dal CREA DC, sia convenzionale sia biologica; opportunità decisiva soprattutto ragionando in termini di filiera.
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